martedì 11 giugno 2013

Una rotta lineare, dall'Honduras a Cartagena de Indias

In nove anni di viaggio non ci era mai capitato di concludere la stagione esattamente nel posto che avevamo scelto alla partenza!
Invece questa volta, non solo siamo arrivati nel preciso luogo scelto alla partenza, ma abbiamo anche fatto tutte le tappe previste; non so se debbo preoccuparmi...
Se non abbiamo seguito una “Rotta a Zig - Zag”, siamo però stati fedeli al nostro spirito profondamente “slow sailors”; in sette mesi abbiamo percorso circa milleduecento miglia, che significa una media di 6 miglia al giorno o di 210 al mese, roba facilmente superabile anche dal più pigro dei diportisti mediterranei in una breve stagione di vacanze estive.
La realtà è che sempre l’equipaggio del Jonathan ama sostare a lungo in tutti gli scali, solo in questo modo pensiamo si possa entrare nello spirito dei luoghi visitati e comprenderne la vera natura.
A questo spirito abbiamo forzatamente dovuto rinunciare solo nella navigazione da Buenos Aires a Trinidad in cui in sei mesi abbiamo dovuto percorre più di quattromila miglia, ma in quel caso eravamo sospinti da altre pressanti ragioni, come ho raccontato in: “Fuga da Buenos Aires a Trinidad”.


Tornando alla crociera di quest’anno ne riassumo l’andamento, in seguito avrò modo di parlare degli scali più interessanti.

Honduras.  Abbiamo lasciato il rustico cantiere di La Ceiba, dopo circa un mese di lavori, neppure molto considerando che eravamo in piena stagione delle pioggie.
L'ambiente del cantiere di La Ceiba
Varo a La Ceiba
La Ceiba, il riarmo
Isole della Bhaia.  Solo pochi giorni a Roatan per salutare un caro amico che vive li e una sosta più lunga nella bella Guanaja, dove abbiamo anche passato un felice Natale nella casa di un amico navigante svizzero che ha deciso di fermarsi in quest’isola davvero speciale.  Io avrei voluto fermarmi più a lungo, nonostante gli attacchi serali dei mosquito, ma la difficoltà di trovare una buona finestra per doppiare il Cabo Gracias a Dios, mi convinsero a lasciare a malincuore l’isola.
Isola di Guanaha, case su palafitte
Un delfino, o una delfina, che vive permanentemente nella rada di Guanahna
Tramonto a Guanaha
 Providencia. Isola appartenente alla Colombia ma situata di fronte alle coste del Nicaragua. Una navigazione di 365 miglia doppiando il famigerato Cabo Gracias a Dios; nome emblematico datogli da Cristoforo Colombo quando nel corso del suo quarto viaggio,  riuscii a doppiarlo solo dopo due mesi di grandi sforzi.  Anche per noi è stato un passaggio faticoso, nonostante fossimo enormemente più avvantaggiati rispetto al grande navigatore genovese.  Doppiato il capo, e usciti dalla grande area di bassi fondali che lo circondano, ci siamo dovuti sorbire 130 miglia di bolina con una media di trenta nodi e onde alte più di tre metri, ma il Jonathan con tre mani e trinchetta si è comportato, come al solito, molto bene!
Providencia, o meglio “Isla della Divina Providencia”, fu covo di pirati e più volte visitata dal mio amico Sir Henry Morgan, offre ai naviganti un ancoraggio sicuro anche se molto ventoso, e una popolazione che, nonostante le origini è molto amichevole e ospitale.  Anche qui avremmo voluto fermarmi più a lungo, ma la meteorologia ci ha suggerito, dopo soli venti giorni di permanenza, di salpare con rotta pieno sud. 

Passaggio del Cabo Gracias a Dios
Isola di Providencia, l'ancoraggio
Providencia, architettura caraibica
Providencia. "Nasoblu" dell'amico Andrea salpa per il Guatemala
 Boca del Toros.  Un vasto e complesso sistema di baie e lagune situato al confine tra lo stato di Panamà e il Costa Rica; Boca del Toros fu molto frequentata da pirati e bucanieri, che  in un meandro di baie, isole e canali circondati da una fitta foresta pluviale, vi trovavano un sicuro rifugio e la possibilità di rifornirsi di selvaggina per la cambusa, e legname per riparare le loro veloci imbarcazioni.  
Nell’aspetto da allora poco è cambiato, e noi incantati dalla magia del luogo ci siamo fermati per due mesi.
Partenza da Providencia per Boca de Toros
Tramonto su Santandres, 50 miglia a sud di Providencia

Boca de Toror, un mondo acquatico
Boca de Toros, ragazza...colorata!
Boca de Toros, isola di Colon, case sulla riva.
Il Jonathan alla fonda

Panamà. Abbiamo fatto una sosta molto breve nella brutta e violenta città di Colon, non dovendo attraversare il Canale, cosa che non era nei nostri programmi, non vi era nessuna ragione per fermarcisi a lungo.
Poco distante da Colon ci attendevano due scali molto più piacevoli:
Portobelo è una grande baia ampiamente aperta a ovest, che ospitava il più grande porto della Spagna in Centroamerica, e dove il solito Morgan, mise a segno uno dei saccheggi più audaci e lucrosi di tutta la sua carriera.  

Oggi la baia conserva le vestigia dei forti che la difendevano (a quanto pare con poco successo) e al posto dei pesanti galeoni vi sono numerose moderne barche a vela.

Portobelo
Portobelo, la rada.
Portobelo, uno dei sei forti difensivi

Puerto Lindo dista solo poche miglia da Portobelo,  è un ancoraggio meglio protetto, ma anche meno interessante, se si fa eccezione per la piccola isola di Linton popolata da una simpatica colonia di scimmie.

Ancoraggio a Puerto Lindo
Puerto Lindo

Arcipelago delle San Blas. Ci siamo arrivati da Puerto Lindo con una facile bolina di una cinquantina di miglia.  
Meta che era nel nostro mirino fin dalla partenza, e che a forza di cambi di rotta a Zig-Zag abbiamo impiegato nove anni a raggiungere! 
Parlare delle San Blas  e dell'etina Kuna che le popolano è complesso, posso anticipare che ci siamo fermati poco più di un mese, ricevendone impressioni contraddittorie; in tutti i casi vi torneremo anche la prossima stagione per approfondirle meglio.


San Blas, isola di Cicisme
San Blas, alba a Lemmon Cays
Capanna Kuna

Caio Hollandes, si raccoglie acqua dolce da un pozzo

Trattativa per l'acquisto di "molas"
Lemmon Kays, caicco a vela
Giovani bellezze Kuna
San Blas

Cartagena de Indias.  Durante l’inverno, quando l’aliseo da nord est soffia alla sua massima potenza, le duecento miglia che separano le San Blas da Cartagena, tutte da fare contro vento, possono essere molto difficili.  
Noi siamo partiti dalle San Blas nel momento di cambio di stagione, il migliore poiché il vento cala, il mare si calma e non si rischiano i forti fronti temporaleschi che scoppiano improvvisamente in estate.  Duecento miglia tra le più piacevoli della stagione, con il Jonathan che scivolava tranquillo sospinto da lievi brezze su di un mare perfettamente calmo, cosa che da anni non ci succedeva!
Cartagena de Indias, ci ha accolti nella sua grande baia in cui subito si coglie il contrasto tra gli svettanti grattacieli della città moderna e le mura settecentesche  guarnite da garitte e forti, che circondano interamente la città coloniale.  Una delle meglio conservate e più affascinanti di tutta l’America latina.

Arrivo a Cartagena de Indias all'alba

I grattcieli di Boca Grande

Città vecchia di Cartagena
Cartagena il quartiere di Getsemani
 A Cartagena, dopo un mese di sosta, in parte alla fonda in rada e in parte ormeggiati a un pontile del Club Nautico, abbiamo trovato una consona sistemazione a terra per il Jonathan, che ci attenderà tranquillo sui suoi trampoli fino al nostro ritorno a metà Ottobre.
Il Jonathan ci aspetta al cantiere Todomar
  
Quando lo abbiamo salutato mi ha chiesto:
“Dove andiamo quando tornate?”
Sono rimasto un poco in imbarazzo poi gli ho risposto:
“Sarà una sorpresa che ti riveleremo al nostro ritorno”.
La realtà è che ancora non lo sappiamo, ma dovremo ben pensarci, il Jonathan non può essere lasciato senza risposta!

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